intervista in equilibrio tra Croce e delizia e la fase dell’innamoramento.

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fefi<3
view post Posted on 4/10/2010, 21:01




Simona Molinari NON ti attende seduta composta nel salottino interviste del Blue Note di Milano, ma scende a prenderti e ti saluta calorosamente, prima di accompagnarti di sopra. Dopo due album all’attivo la giovane cantautrice aquilana (d’adozione, in realtà è nata a Napoli) viene classificata sotto i generi bossa nova, jazz e swing, ma della musica dice semplicemente «quando è bella mi piace, quando è brutta no», riassumendo perfettamente il suo concetto fusion dell'arte, che mixa radici jazzistiche ad arrangiamenti pop o viceversa.
Testimonial d’eccezione: Ornella Vanoni, che in lei crede fin dal duetto a Sanremo 2009, arrivando poi, loro due insieme, a conquistare con Amore a prima vista un disco d’oro «è una persona molto vera, se non avesse creduto nella mia canzone, non l’avrebbe fatto».

“Croce e delizia di un artista è l’essere un equilibrista” (dalla canzone Croce e Delizia del nuovo album omonimo). Tra cosa sei in equilibrio?
Sono in equilibrio tra il fatto di essere spesso tra tantissima (ma proprio tantissima) gente e invece quando sono sola sono veramente sola. Un artista non ha dimora fissa, passi tanto tempo a viaggiare e fare questo mestiere e poi ti trovi solo nella tua stanza di albergo. La canzone parla proprio degli alti e bassi di questa vita, che ti può dare tantissimo e toglierti tutto il giorno dopo.

Il secondo album è più difficile del primo?

Assolutamente sì, devi dimostrare, confermare e superare te stesso. Se all’inizio susciti curiosità, con il secondo parti direttamente col giudizio. Ma è una bella sfida stimolante, senza dubbio.

Che musica ascolti?

Sono molto curiosa e vago molto in internet (che adoro perché puoi perdere ore e ore a cercare nuovi stili e suoni). La mia passione principale è il jazz semplice, quello più comunicativo. Ma mi piace anche la musica più moderna, non ho pregiudizi e mi piace mischiare. Il mio ideale finale sarebbe riuscire a rendere questo genere considerato di nicchia più accessibile, apportandoci delle modifiche per renderlo più “da giovani”.

Ci sono altri che sperimentano come te in questa direzione?

Sicuramente sì, non so quanti hanno avuto la vetrina che ho avuto io andando a Sanremo. Proprio perché è sperimentale è difficile arrivare alla massa. All’estero ce ne sono di più, perché hanno una mentalità meno rigida. Tutte le cose particolari che si sentono, con una radice jazzistica riveduta, come Michael Bublé o Caro Emerald, arrivano dall’estero e trovano spazio in Italia una volta che vengono valorizzate fuori.

Sta per uscire Single, il secondo singolo dell’album. Una tematica a due con un lui che vuole fare pausa estiva. Sei autobiografica nei testi?
Mi piace scrivere di cose che ho passato io e che credo abbiano passato anche altri. Come in Amore a prima vista, con la classica storia di amore estivo che ti risveglia.

Le tue canzoni sono più allegre che tristi.
Sì, ci sta il momento di riflessione nell’album ma della musica mi piace la positività. Credo che soprattutto nel jazz si rischi di diventare un po’ pesanti, ma penso che il jazz possa anche essere vissuto in maniera più positiva e allegra.

Sei innamorata? Sono in fase di innamoramento.

Sei anche in partenza per il tour in Asia, Canada e Usa. Come farai?
Mi è già capitato di trovarmi in questa situazione e ho sempre prediletto il mio lavoro. Croce e delizia: non puoi fare a meno di questo mestiere e quindi a volte devi lasciare qualcuno per strada che non se la sente di intraprendere questo viaggio con te. È una scelta mia e non posso costringere la persona che mi sta accanto a condividerla per forza.



“Non seguo la moda e non sono consumista” (dalla canzone Egocentrica). Sei autodidatta in fatto di moda?
Nel primo anno sì, e in realtà non saprei mettere insieme una camicia con un jeans. Per fortuna ora mi aiuta il mio lookmaker Antonio Martino, entra nella mia testa e sa farmi stare a mio agio anche con un vestito lungo e dei tacchi alti, quando io invece sarei un po’ più “tamarra” dentro.

L’ultima cosa che ti sei comprata?
Vado matta per accessori e scarpe. Ho comprato un paio di scarpe verde militare con tacco. Finché li vedo in vetrina i tacchi non mi fanno paura. Poi rimpiango le ballerine.

Dov’eri la sera del terremoto dell'Aquila?
Partivo dall’Aquila proprio quella sera per andare a Roma, l’ho saputo per telefono.

Dopo 500 giorni, cosa diresti della situazione dell’Aquila oggi?
Probabilmente la colpa sta da tutte le parti. Gli aquilani erano troppo scossi per riuscire a prendere delle decisioni che spettavano a loro perché conoscevano meglio la città. Il governo ha avuto mano libera e questa situazione attuale, decisamente non idilliaca, si sarebbe forse potuta evitare con una gestione migliore sia da parte dell’amministrazione centrale sia da parte di quella aquilana. Ma dopo un terremoto il disorientamento generale è normale, credo.

Tu ci torni spesso?
Tutto il mio gruppo di amici, di giovani, è andato via, rimane solo la mia famiglia. Tutti quelli che non avevano un lavoro stabile sono andati via. Sono rimaste le famiglie e gli anziani. Qualcuno sta cercando di riorganizzarsi con i fondi che arrivano, ma la ricostruzione non si percepisce ancora.

Sanremo sì, no o una volta e basta?
Sanremo sì. Devo dire che adesso per un cantautore è veramente difficile uscire e avere una popolarità. E poi, se dentro la mia testa c’è il sogno di far arrivare questa musica a un pubblico vasto, c’è bisogno di fare viaggiare un brano e Sanremo ti aiuta in questo.

Hai una meta da raggiungere o un posto dove suonare per considerarti “arrivata”?
Ambivo molto al palco del Blue Note di Milano (dove ha suonato già tre volte, ndr), magari potrei collezionare anche il palco del Blue Note di NY e quello di Tokyo. Ma il bello di questo mestiere è che non si arriva mai. Mi piace molto più il viaggio che la meta.

Un duetto desiderato (anche immaginario)?
Penso a Freddie Mercury, l’artista per eccellenza, così assurdo e stravagante, ha preso tutti i generi e li ha messi insieme senza preoccuparsi di quello che avrebbero detto. Ha scritto delle cose geniali anni fa che sono ancora attuali.

Come vieni percepita dal pubblico italiano e estero?
La differenza è nell’approccio a cose nuove, diverse, sperimentali. L’Italia è più ferma su alcuni schemi. Qui si va molto sul sicuro, se fai pop o rock melodico e sei bravo, passi. Se fai un genere di nicchia è già più difficile. All’estero no. Ti dico, a Hong Kong, non c’erano due persone della stessa nazionalità seduti allo stesso tavolo. Insomma, sei abituato a sentire cose nuove, tanto che ti apprezzano proprio perché sei italiano.

Laila Bonazzi
 
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Robert81
view post Posted on 4/10/2010, 21:28




Bellissima intervista!!!!!!!!!!!
Grazie, Admin!!!!!!!:)
 
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view post Posted on 5/10/2010, 20:08
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I'm an english teacher!
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Grazie, una gran bella intervista!
 
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2 replies since 4/10/2010, 20:58   25 views
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